14/02/2015

Alla scoperta della sessualità

Alla scoperta della sessualità

 

Come Alice nel Paese delle meraviglie

Alice era ormai stufa di starsene seduta accanto alla sorella maggiore, in riva al ruscello. Aveva sbirciato un paio di volte fra le pagine del libro che sua sorella stava leggendo, ma non vi aveva scorto né illustrazioni, né parti dialogate. Doveva dunque essere un libro ben noioso, dal momento che non aveva né figure, né dialoghi! Così almeno pensava Alice. Faceva un gran caldo, e Alice sentiva in testa una gran confusione. Stava in ogni caso pensando se valeva la pena di alzarsi per cogliere margheritine e farne poi una ghirlanda quando vide, con sua grande meraviglia, un Coniglio bianco, con gli occhi rossi, passarle accanto tutto frettoloso. Un coniglio che, a differenza di tutti i conigli di questo mondo che camminano sulle quattro zampine, se ne andava ritto su quelle posteriori, vestito con un panciotto!

Passandole accanto, il Coniglio aveva estratto dal taschino del panciotto un orologio e aveva consultato l'ora. Poi aveva brontolato:"Oh, povero me! Oh, povero me! Ho fatto tardi!". Curiosa come tutte le ragazzine della sua età e senza riflettere su quanto poteva succederle, Alice saltò su in piedi e via, dietro al Coniglio che aveva già attraversato il campo vicino ed era poi sparito dietro la siepe, in un grande buco. Un istante dopo Alice lo seguì, senza pensare neanche un momento a come diavolo avrebbe poi fatto ad uscire di lì.”

(Tratto da Alice nel paese delle meraviglie, di Lewis Carroll)

 

Un personaggio noto, un coniglio, si mostra, improvvisamente , agli occhi di Alice in una prospettiva nuova e con un comportamento insolito: ciò spinge la ragazza a seguirlo in un mondo diverso, con una spinta così forte che lei vi si avventura “senza pensare neanche un momento a come diavolo avrebbe poi fatto ad uscire di lì”. In adolescenza accade che ciò che è noto assume una coloritura nuova ed eccitante, ciò è vero soprattutto per quanto riguarda l’altro sesso che improvvisamente appare come un Coniglio che tira fuori un orologio dal panciotto, qualcosa di conosciuto che viene visto in una luce così nuova da suscitare interesse e curiosità. Con lo stesso slancio di Alice, gli adolescenti si avviano verso la straordinaria avventura della sessualità, senza guardarsi indietro: seguono il coniglio per entrare nel “paese delle meraviglie”, il paese della sessualità.

 

Quando nasce la sessualità?  

L’interesse per la sessualità ci accompagna, in quanto esseri sessuati, durante tutta la nostra vita pur con caratteristiche e finalità diverse. Perciò il bambino usa la sessualità con intenzioni esplorative, per conoscere il proprio corpo e quello delle persone dell’altro sesso, ed è incuriosito ed attratto dalle sensazioni che prova nel toccarsi i genitali. L’adolescente invece inizia ad inserire (perlomeno nel desiderio e nella fantasia) la sessualità nella dimensione interpersonale, ad unire amore e sessualità nella dimensione di coppia. Infatti, con la maturazione degli organi genitali, nascono nell’adolescente il desiderio e la ricerca del coetaneo/a, le prime cotte ed i primi innamoramenti. Da qui iniziano i primi rapporti di coppia, la condivisione di un percorso a due, di una progettualità fino ad arrivare, più avanti, alla creazione di una famiglia.

 

Che uomo o donna diventerò?

E' proprio dell'adolescenza lo scoprirsi a pensare a se stessi come non si era mai fatto, magari chiusi nella propria stanza. Ci si interroga sui cambiamenti, si ha l'impressione di vedere il mondo con occhi nuovi. Si fanno progetti, e non soltanto a breve scadenza, ma anche per gli anni futuri. Poco importa che ogni giorno si cambi idea, l'importante è fantasticare sull'avvenire.

Interrogarsi sulla propria identità significa anche porsi delle domande sull'essere maschio o femmina, ossia sulla propria identità sessuale.

Quando parliamo di identità sessuale possiamo distinguere due componenti: una è

l'identità di genere, che consiste nella consapevolezza interiore che ogni persona ha del proprio genere sessuale. La fisiologia è in diretto rapporto con l'identità di genere. Al momento della nascita ogni individuo viene indicato come maschio o femmina, gli viene così attribuita l'appartenenza a un genere sessuale mediante l'osservazione dei genitali esterni. Questo riconoscimento rappresenta l'inizio di un percorso che segna l'intera esistenza dell'essere umano, il primo passo per il costituirsi dell'identità sessuale. Vediamo qualche esempio. Quando la donna ha le mestruazioni, prova sempre delle emozioni che scaturiscono da questa mensile scoperta/conferma, assolutamente femminile, della sua fertilità: può esserne felice, se la sua identità di genere è salda, o triste se è dubbiosa su ciò che vuole essere. Oppure pensiamo all'erezione, che nell'uomo è la prova visibile della sua virilità, e alle sensazioni intense che ad essa sono collegate, queste esclusivamente maschili. Si tratta di una sensazione intima, privata, squisitamente psicologica. E' facile però rendersi conto che non sono soltanto i genitali che fanno di noi un uomo o una donna. L'altra componente dell’identità sessuale è il sesso psichico. Esso matura in un universo di significati che connettono le dimensioni interne (memoria, sensazioni, vissuti profondi, affettività) con il fitto sistema di rappresentazioni culturali che l’ambiente propone, per es. i codici di comportamento, i modelli etici ed estetici, l’attribuzione di ruoli. Essi consistono, per esempio, nel diverso modo che l'ambiente ha di interagire con le persone, a seconda che si tratti di un maschio o di una femmina.

Il riconoscimento del sesso alla nascita rappresenta perciò il primo messaggio che il mondo esterno ci invia sul nostro genere sessuale; poi, durante tutta la vita, seguono una miriade di altri messaggi del mondo circostante che, giorno dopo giorno, esperienza dopo esperienza, confermano o meno la nostra identità sessuale. Numerosi studi dimostrano per esempio che i genitori tendono ad adottare comportamenti diversi a seconda del sesso del loro figlio. Le mamme usano la voce con suoni o parole e sorridono più frequentemente ai loro neonati di sesso femminile, così come tra i bambini di età simile, le madri lasciano più facilmente giocare da soli i maschi che tendono ad allontanarsi dalle madri più spesso delle femmine. I padri invece sembra giochino più spesso con i figli maschi e passino più tempo con loro che non con le figlie.

Si può concludere dicendo che le tappe attraverso le quali si forma l'identità sessuale costituiscono il processo di auto-identificazione sessuale, ossia il raggiungimento della convinzione intima della propria mascolinità o femminilità. Questa convinzione è un elemento centrale del modo che ognuno ha di sentire "chi è", nel profondo di se stesso.

L’apertura a nuovi significati che vanno al di là dell’essere nato maschio o femmina introduce uno sguardo più ampio ma comporta anche alcune incertezze in quanto uomini e donne non si nasce ma si diventa.

 

Differenza tra pubertà ed adolescenza

Quando si parla di pubertà si fa riferimento alle manifestazioni fisiologiche legate alla maturazione sessuale, mentre con il termine adolescenza si fa riferimento ad un periodo più ampio legato alle modificazioni psicologiche e di ruolo, che di solito inizia con la pubertà e termina con l’ingresso nell’età adulta. Un’altra distinzione che si può fare è tra fase pre-adolescenziale (11-14 anni) ed adolescenziale. Nella prima, l’interesse dei ragazzi/e è rivolto soprattutto alle trasformazioni corporee legate alla pubertà con le conseguenti risonanze a livello psicologico; le curiosità ed i problemi sono collegati alla propria identità sessuale ed a quella dell’altro sesso. Il gruppo di riferimento è costituito da coetanei dello stesso sesso, mentre in seguito sarà misto. Cominciano ad affiorare nuove emozioni, ancora confuse, legate al rapporto con gli adulti e con i coetanei. Nell’adolescenza questi aspetti diventano ancora più evidenti, con manifestazioni comportamentali più delineate nel senso di cambiamenti dell’umore, conflitti, ribellioni. Durante l’adolescenza vengono messe in crisi le certezze dell’infanzia quali quella nell’onniscienza e onnipotenza degli adulti, in particolare dei genitori.

Nel processo di costruzione dell’identità di genere, l’adolescenza è tra i momenti più significativi. L’inizio della capacità procreativa rappresenta la soglia d’ingresso nell’età adulta. Questo momento rappresenta un evento di grande importanza fisica e simbolica, che comporta una serie di importanti cambiamenti nella forma e nelle funzioni del corpo e si collega ad importanti trasformazioni del mondo affettivo e relazionale.

 

Trasformazioni

       Le trasformazioni corporee sono così rapide, vistose e specifiche che risuonano in modo prorompente nella coscienza e nel comportamento dell’adolescente. Egli sente di perdere lo schema di riferimento stabile del proprio corpo e polarizza la sua attenzione verso quelle modificazioni così macroscopiche e significative. Tali trasformazioni si compiono in un individuo che, a differenza del bambino, né è spettatore consapevole ed è dunque impegnato in un processo di controllo,contenimento e di attribuzione di senso a ciò che gli accade.            Gli aspetti che maggiormente si modificano sono quelli legati allo sviluppo fisico (statura, peso, sviluppo scheletrico, muscolare, pelle) e quelli legati all’apparire delle caratteristiche sessuali primarie e secondarie, in particolare nel maschio l’aumento delle dimensioni del pene e dei testicoli, la comparsa di peli, la produzione di sperma, la modificazione della voce, mentre nella femmina lo sviluppo del seno e degli organi genitali, la comparsa dei peli, l’arrotondamento dei fianchi e la comparsa delle mestruazioni. L’età in cui avvengono queste trasformazioni si è abbassata, nel corso dei decenni, intorno ai 12-14 anni per i maschi e 10-12 anni per le femmine.

L’esperienza di trasformazione corporea suscita un interesse appassionato nel giovane: il corpo è minuziosamente percepito, studiato, valutato nel desiderio di scoprirlo, conoscerlo, possederlo e plasmarlo. L’aumentata osservazione di se stessi è accompagnata da una accresciuta capacità di osservazione nei confronti dei coetanei, con i quali ci si confronta continuamente, sopratutto per valutare la propria adeguatezza/inadeguatezza ed il proprio valore personale. Questa variabilità porta l’adolescente a dei confronti che spesso implicano dei sensi di inferiorità che possono influire sulla valutazione che lo stesso può dare di sé . I ragazzi sono più preoccupati della

bassa statura e della mancanza di peso, mentre le ragazze hanno preoccupazioni opposte.

L’adolescente avverte che il proprio aspetto esteriore è molto importante per essere accettato dagli altri. Diverse ricerche mostrano come l’immagine corporea abbia un’influenza positiva o negativa sul concetto di sé, a seconda rispettivamente del livello di soddisfazione o insoddisfazione rispetto al proprio aspetto fisico. Anche le relazioni interpersonali risentono del grado di piacevolezza fisica dell’adolescente, che risulta essere uno dei fattori di popolarità presso i pari. E’ stato verificato che sia il senso di attrazione sia l’efficienza fisica sono correlate significativamente con l’autostima tanto nei ragazzi che nelle ragazze.

          Lo sviluppo della conoscenza di sé segue un percorso che va dal corporeo allo psicologico: mentre i pre-adolescenti per la descrizione di se stessi pongono l’accento sull’aspetto corporeo e sulle attività fisiche, gli adolescenti fanno sempre più riferimento a concezioni di sé più astratte, più centrate sui tratti di personalità e sui loro modi abituali di essere, pensare ed agire. In misura crescente i cambiamenti corporei vengono, quindi, integrati come aspetti psicologici e secondo alcuni autori, il fatto che molti ricordino il periodo della pubertà come una fase tranquilla e senza problemi è probabilmente dovuto all’utilizzo di meccanismi di difesa.            Il periodo puberale impone quindi all’adolescente una ridefinizione del rapporto con il proprio corpo sessuato, configurandosi di conseguenza come un momento critico per il consolidamento dell’identità di genere

Un elemento che influenza la percezione corporea è costituito da fattori socio-ambientali, in particolare è l’atteggiamento della famiglia che influenza il bambino fin dall’infanzia rispetto al rapporto con il proprio corpo, nel senso di una sua valorizzazione o scarsa accettazione. Preoccupazioni ed ansie dei genitori rispetto allo sviluppo del proprio figlio possono generare angoscia nei confronti dell’adolescente anche rispetto alla propria adeguatezza.

Nei vissuti riguardanti la percezione di sé da parte dell’adolescente, gioca molto anche l’accettazione o la non accettazione da parte dei coetanei, così come i modelli poco realistici proposti dai media che portano a svilire chi devia da questa immagine.

Per l’adolescente la raggiunta maturità fisica e sessuale rappresenta la prova dell’accesso allo stato di adulto e precede di molto quella psico-sociale.

Questa anticipazione del corpo richiede una grande attenzione verso le esperienze emergenti nella pubertà; esse ruotano in prevalenza intorno all’innamoramento, al corteggiamento ed alla spinta ad accoppiarsi e precedono la creazione di rapporti più stabili e duraturi orientati verso la convivenza e la procreazione. Il buon andamento di questi passaggi molto dipende a dalla qualità della crescita precedente, da quanta dignità e senso le relazioni familiari hanno riconosciuto alla sfera sessuale, all’espressione degli affetti ed all’intimità fisica. Se ad esempio la sessualità ed i sentimenti all’interno della famiglia sono stati vissuti nella forma più sana, senza pregiudizi e sono stati considerati “come il dono più bello che Dio abbia potuto fare al mondo” ( Carotenuto, 2003), si può ben capire quanto questi vissuti possano essere comunicati al bambino prima e al futuro adolescente poi. Al contrario se la sessualità viene vissuta in famiglia come un pericolo dal quale guardarsi e rifuggire, è intuibile il messaggio negativo inviato ad un giovane che apre gli occhi per scoprire ed per amare il mondo.

Può accadere che la sessualità si configuri come l’unica possibilità di emancipazione e di autonomia, l’unico modo in cui sperimentarsi come adulti. A volte un eccessivo investimento in questo ambito può indicare una presenza di conflittualità, per cui la sessualità può rappresentare l’unica modalità di conferma di sé.

 

Alla ricerca della propria identità sessuale

Inizialmente la ricerca dell’identità sessuale si traduce nel desiderio di stare con i compagni dello stesso sesso. Si creano infatti le prime compagnie di soli ragazzi o di sole ragazze che spesso si fronteggiano schernendosi ed esprimendo nel contempo paura ed attrazione per l’altro sesso. Questo rappresenta un tentativo di superare le angosce relative ad un’identità sessuale ancora precaria attraverso una chiara distinzione dei sessi, che vede maschi da una parte e femmine dall’altra. Le caratteristiche negative vengono proiettate sull’altro sesso per difendersi dall’ansia. Solo dopo essersi resi conto che questa guerriglia non è distruttiva possono iniziare a crearsi dei legami tra i due sessi.

Inizia il periodo dei flirt, delle scelte a volte sbagliate, delle relazioni amorose e in genere molto intense ma instabili nel tempo che preparano ad una scelta più matura e duratura.

I mutamenti interni ed esterni generano insicurezza e fragilità nell’adolescente e spiegano la comparsa di sentimenti e comportamenti contraddittori come timidezza ed aggressività, sensibilità alternata a durezza, ribellioni e sottomissini, solitudine, tristezza ed

A complicare la definizione della propria identità sessuale si aggiungono le preoccupazioni per la disarmonia del corpo. Per entrambi i sessi, le differenze individuali negative, come il ritardo del menarca o della comparsa della barba, la presenza di acne, l’eccessiva o la scarsa altezza, lo sviluppo più o meno evidente del seno, la quantità di adipe sui fianchi o sulle cosce preoccupano intensamente. Si verificano molti casi di dismorfofobia, ossia l’idea di deformazione o bruttezza di una parte del proprio corpo che determina disagio nella percezione di sé e nel proprio equilibrio personale. L’adolescente prova un’ansia profonda di normalità e cerca di annullare le sue diversità nel gruppo dei pari che rappresenta il suo naturale rifugio in quanto lì tutti sono come lui.

 

La maturità sessuale

Un evento carico di significati simbolici è la comparsa della prima mestruazione. Il sangue mestruale può essere vissuto dalla ragazza come impuro e fonte di terrore, qualcosa di cui vergognarsi e da tenere nascosto. In molte culture primitive la donna nel periodo mestruale è considerata impura per cui viene isolata dal gruppo ed assoggettata ad una serie di norme e divieti.Anche nella nostra tradizione culturale, seppure in forma minore e decrescente, sono presenti limitazioni infondate nell’attività quotidiana (lavarsi i capelli, fare i bagno, praticare sport) ed un senso di contaminazione ed impurità (non toccare i fiori in quanto potrebbero appassire, non preparare la maionese perché potrebbe impazzire, etc.). Tutto questo sembra testimoniare la paura dell’uomo di fronte ad eventi che non si possono controllare, che diventano fonte di potere e di terrore.

In questo campo, ai fini di un’accettazione o di un rifiuto della ragazza di questo evento fisiologico, sono importanti sia l’influenza della famiglia che del contesto culturale. Il menarca può anche essere atteso come segno di conquista del ruolo femminile. Possono anche insorgere conflittualità dovute al collegamento delle mestruazioni con intense stimolazioni sessuali, riattivanti sensi di colpa collegati alla masturbazione ed alle curiosità infantili. L’avvento del menarca organizza comunque la sessualità femminile e offre punti di riferimento ben precisi.

Per il ragazzo il raggiungimento dello sviluppo sessuale non è segnato da un evento così preciso e ciclico. La produzione ed emissione del liquido spermatico è la prima manifestazione della raggiunta maturità sessuale. Questo può verificarsi attraverso la masturbazione o, indipendentemente dalla volontà, in particolari condizioni, spesso durante il sonno, o come risposta ad una tensione nervosa.

L’attenzione dei maschi sembra concentrarsi in questo periodo soprattutto sulle dimensioni del pene ed è accompagnata da ansie e preoccupazioni circa la propria virilità. L’attenzione è così centrata sulla genitalità, attivando l’interesse per quanto sta avvenendo, e sul desiderio sessuale, inducendo l’adolescente a fantasie erotiche ed alla masturbazione. La masturbazione è presente fin dall’infanzia, quando il cucciolo dell’uomo si dedica all’esplorazione del mondo circostante e l’universo a lui più vicino è il suo corpo. Ecco allora che, in modo del tutto spontaneo, le sue manine vanno un po’ dappertutto: la bocca, i piedi, gli organi sessuali diventano le parti più frequentate. Ogni singolo segmento del corpo si trasforma in un territorio che attende di essere esplorato, in un luogo in cui si sviluppano le sensazioni più piacevoli, e questo riguarda in particolar modo gli organi genitali. La masturbazione, da puro piacere individuale che era nell’infanzia, può consentire all’adolescente un salto qualitativo verso l’investimento libidico eterosessuale: rappresenta un modo per conoscersi, per accettarsi, una modalità che attribuisce ai genitali il significato di organo primario nella relazione sessuale. Le fantasie erotiche che si accompagnano alla masturbazione introducono un oggetto esterno all’Io, preparando allo scambio con l’altro.

La masturbazione è spesso accompagnata da forte ansietà: a livello cosciente ci può essere la paura dei danni fisici o mentali che essa potrebbe provocare, a livello inconscio è connessa a sensi di colpa collegati a fantasie edipiche ed infantili.

 

Cambiano le relazioni

L’uomo è un essere sociale e gli scambi relazionali sono alla base della sua personalità e del suo comportamento. Secondo alcuni studi (Bowlby ?) la ricerca della vicinanza e del contatto con un altro essere umano è una predisposizione innata dell’essere umano ed i comportamenti di attaccamento sono funzionali alla sopravvivenza. Già era stato dimostrato quanto il bisogno di contatto fisico e vicinanza fosse prioritario rispetto al bisogno di nutrimento.

La relazione è il legame che unisce due esseri distinti, esso si caratterizza per le componenti affettive ed emotive. In una relazione due persone si riconoscono come reciprocamente importanti, come appartenenti al medesimo contesto esistenziale e sono impegnate in una reciproca considerazione dove non si esclude la possibilità di conflitti od ambivalenza affettiva.

Le relazioni non sono statiche, si modificano con il trasformarsi degli individui. E’ il caso della relazione genitori-figli dove inizialmente questa è connotata da una totale dipendenza dei figli. Progressivamente, con il crescere dei figli, la relazione subisce un continuo e costante aggiustamento che tiene in considerazione la progressiva autonomia degli stessi e si sintonizza su nuovi moduli di scambio affettivo. Negli anni dell’adolescenza la vita relazionale subisce profondi e drastici mutamenti, cambiano i rapporti con i genitori, con i coetanei, si aprono nuovi orizzonti.

 

Il Partner

L’adolescente inizia ad investire le proprie pulsioni sessuali in un oggetto d’amore al di fuori della famiglia; spesso questa energia libidica viene orientata su un personaggio lontano dal mondo dell’adolescente (cantanti, attori, eroi, etc.); l’impossibilità di un rapporto reale permette all’adolescente di sperimentare questi intensi desideri, mettendolo al riparo dalle minacce che una relazione reale potrebbe comportare. Una volta acquisita sicurezza circa la propria identità sessuale tramite l’amico del cuore o il gruppo dei pari dello stesso sesso, l’adolescente può iniziare a sperimentare le prime relazioni affettive “reali” con l’altro sesso.

Alcuni adolescenti scoprono in questo periodo di essere attratti anche e soprattutto da persone dello stesso sesso: desideri ed esperienze omosessuali possono essere transitori, legati ad una fase di passaggio verso l’eterosessualità, oppure rappresentare una inclinazione preminente e duratura.

L’ambito sessuale può rappresentare in questo periodo, una possibilità di trovare conferma di sé tramite l’essere desiderato e il piacere all’altro: i rapporti sessuali possono essere espressione del bisogno di entrare in intimità con l’altro e ripristinare il senso di appartenenza, vicinanza e sicurezza che la relazione con i genitori non è più in grado di offrire.

Durante l’adolescenza molti ragazzi e ragazze s’innamorano per la prima volta: in alcuni casi l’innamoramento può trasformarsi in amore durevole, il più delle volte può trasformarsi in un’esperienza emotiva molto intensa ma limitata nel tempo. Nella fase dell’innamoramento l’oggetto d’amore è sopravvalutato ed è ritenuto depositario di tutte le caratteristiche desiderabili, l’amato è visto come un esser speciale, bello, attraente.

Questo processo di proiezione di tutte le parti buone nell’altro è accompagnato da un meccanismo di auto-svalutazione del sé: di fronte ad un partner così perfetto, ci si sente goffi, insicuri, inadeguati. Si può arrivare a provare sentimenti di gelosia ed invidia morbosa per tutto ciò che attira la persona amata, con lei si vorrebbe raggiungere uno stato di fusione completa. Il coinvolgimento emotivo può esser così forte da alterare i ritmi normali di alcune funzioni come quella del sonno, dell’alimentazione ed ogni periodo di lontananza dalla persona amata può scatenare un grave senso di angoscia.  

L’innamoramento può diventare un’esperienza estremamente dolorosa qualora non si venga contraccambiati o si venga lasciati: in alcuni adolescenti si possono presentare stati depressivi per cui la vita sembra non avere più senso. Per quanto riguarda la sofferenza amorosa vissuta dagli adolescenti, spesso accade che i genitori facciano fatica a comprenderla, sottovalutando il dolore del proprio figlio.

L’innamoramento in genere è limitato nel tempo, lentamente, l’intensità delle emozioni diminuisce e si torna ad avere una visione più realistica di se stessi e dell’altro. A questo punto il ragazzo può scoprire che non esistono le premesse per un rapporto duraturo, oppure i partner possono capire di essere effettivamente ed intellettualmente importanti l’uno per l’altro, per cui si possono avviare verso un rapporto più maturo fondato su una relazione di scambio in cui ciascuno preserva la propria individualità.

 

Sessualità e bisogno personale di crescita nell’adolescenza

Ciò che sembra essere prioritario nella ricerca di un partner e nello stabilire un rapporto sentimentale è la soddisfazione del bisogno personale di crescita.

Costruire e mettere alla prova la capacità di instaurare con persone del sesso opposto rapporti affettivi profondi, che possono condurre o meno all’impegno in una relazione sessuale, costituisce uno dei compiti di sviluppo affrontati durante l’adolescenza. Superare tale compito con successo può dunque promuovere lo sviluppo dell’identità. Esso può costituire una conferma positiva all’immagine di sé, favorendo l’identificazione con il proprio ruolo sessuale e promovendo la sintesi tra tenerezza e sensualità che è una delle prerogative del rapporto di coppia maturo.

Il sostegno che l’adolescente può ricevere dal partner dell’altro sesso all’interno della relazione di coppia, insieme alla possibilità di avere relazioni amicali con persone di ambo i sessi, favorisce la costruzione di un’identità adulta e la conquista di una maggiore autonomia affettiva dal nucleo familiare di origine. Il partner è visto come qualcuno capace di aiutare e proteggere nel processo di separazione dalla figure parentali, una sorta di appiglio a cui aggrapparsi per poter sperimentare nel nuovo rapporto affettivo ciò che si è già vissuto nell’infanzia e si teme di perdere.

Non ci dobbiamo stupire, quindi, che la maggioranza degli adolescenti consideri importante alla propria età avere il ragazzo o la ragazza.

Si evidenzia nelle relazioni affettive tra adolescenti la difficoltà degli stessi ad affrontare il processo di individuazione e nello stesso tempo a stabilire una relazione simmetrica con l’altro: infatti, a questa età è alquanto difficile comprendere contemporaneamente i propri bisogni e quelli dell’altro.

 

Affettività e sessualità

Per ciò che riguarda i bisogni di natura sessuale, si può notare come essi siano decisamente secondari e si trovino quasi sempre associati ad altre esigenze, confermando così il fatto che gli adolescenti tendono a scindere l’affettività dalla sessualità. Infatti, tra gli aspetti ritenuti rilevanti in un rapporto sentimentale, gli adolescenti indicano la sincerità e il capirsi, aspetti che esprimono ancora una volta un forte bisogno di rassicurazione del sé.

Attualmente tra i giovani sembra prevalente l’idea che l’attività sessuale sia importante ma che, per acquistare significato, essa debba essere inserita nell’ambito di una relazione affettiva.    

Si è assistito anche ad un mutamento negli atteggiamenti verso la sessualità: per gli adolescenti di oggi il comportamento sessuale riguarda la morale privata piuttosto che quella pubblica: così essi appaiono meno inclini ad esprimere giudizi assoluti su ciò che è giusto o sbagliato nei singoli casi individuali, poiché il loro punto di vista morale è più relativistico e meno valutativo.

Questo cambiamento generale di mentalità ha portato ad una maggior precocità nei rapporti sessuali. Tale precocità, in realtà, non si riscontra in tutte le indagini condotte finora, probabilmente perché è molto difficile avere dei dati attendibili sull’età del primo rapporto, a causa delle differenze metodologiche nella raccolta dei dati. Tuttavia, alcune analisi delle ricerche condotte sul comportamento sessuale degli adolescenti hanno messo in evidenza un sensibile aumento delle attività sessuali, una liberalizzazione nell’espressione sessuale (rapporti con diversi partner, una maggior frequenza dei rapporti) e una iniziazione più precoce per le femmine. A tal proposito, è opportuno ricordare che l’abbassamento dell’età media dello sviluppo puberale e la conseguente precocità della maturazione biologica, determina un importante divario tra la maturità biologica già completa e lo status sociale: l’allungamento del ciclo di studi e le difficoltà negli sbocchi occupazionali allontanano sempre più l’acquisizione dell’autonomia personale e l’assunzione di responsabilità proprie dell’adulto. Aumentano di conseguenza

per gli adolescenti le possibilità di vivere situazioni conflittuali. Inoltre, è necessario ricordare che la maggior precocità nel raggiungimento della pubertà non comporta che la maturazione biologica coincida con quella psicologica, affettiva e sociale: iniziare l’attività sessuale troppo precocemente può quindi avere un’influenza negativa sulla capacità dell’individuo di assumersi in prima persona la responsabilità che essa comporta.

 

Sessualità maschile e femminile

Per quanto riguarda il raffronto tra maschi e femmine, alcune differenze importanti sembrano però essere presenti. Tali differenze riguardano il modo con cui ragazzi e ragazze stabiliscono relazioni profonde sia di tipo affettivo-sentimentale, sia di tipo sessuale.Si riscontrano così differenze nei significati e nei motivi che gli adolescenti elaborano ed esprimono a proposito di tali esperienze.

Si può affermare perciò che esistono modi tipicamente maschili e modi tipicamente femminili di instaurare rapporti intimi eterosessuali, poiché lo sviluppo psico-sessuale e l’elaborazione dell’identità di genere seguono percorsi differenti nei due sessi. La diversità di tali percorsi dipende in parte dalle differenze fisiologiche sottostanti ai modelli di apprendimento dei ruoli sessuali, ed in parte dall’influenza di alcuni fattori socioculturali.

Come abbiamo visto, lo sviluppo puberale avviene in modi e tempi diversi nei due sessi e queste diversità influenzano gli atteggiamenti ed i comportamenti degli adolescenti. Ma, ad esercitare l’influenza maggiore non sono tanto le differenze in sé, quanto i significati personali e sociali attribuiti a tali differenze. Sono le pratiche di socializzazione familiare e altre pressioni sociali, come ad esempio quelle esercitate dal gruppo dei pari, a definire gli standard accettabili del comportamento sessuale e l’apprendimento dei ruoli sociali appropriati.

Certamente non dobbiamo credere che i comportamenti sessuali degli adolescenti siano il risultato inevitabile di pressioni sociali o di influenze ambientali, perché fra il dato biologico e quello sociale si inserisce sempre l’intermediazione del soggetto, quale persona attiva che elabora significati, compie delle azioni, prende decisioni, seppure all’interno delle opportunità offerte da uno specifico contesto.

Dalle ricerche condotte emerge che per i maschi la scoperta della pubertà non è un evento di cui si parla volentieri, la consapevolezza dei cambiamenti è scarsa e spesso legata alle osservazioni fatte dagli altri. I ragazzi dimostrano di essere influenzati da alcuni stereotipi legati al ruolo maschile, quali, ad esempio, l’idea che l’uomo “vero” sia forte, non mostri emozioni, sia aggressivo e che la sessualità maschile sia dirompente, aggressiva e

predatrice. I dialoghi con gli amici rispetto alla sessualità consistono nel raccontare le proprie avventure, piuttosto che esprimere i propri dubbi e le proprie incertezze, evidenziando maggiori reticenze e maggior imbarazzo a confrontarsi con la propria sessualità. Infatti, i maschi ricercano meno attivamente informazioni in proposito, sia per la difficoltà ad ammettere la propria ignoranza di fronte ai compagni, sia per l’esigenza di affermare la propria autosufficienza in questo campo. Di conseguenza il modello dominante è quello di arrangiarsi da soli, faticosamente, attraverso letture, sentito dire, esperienze.

Per i maschi la preoccupazione più grande è quella di non sentirsi diversi dagli altri, di essere normali, e quindi vi è il bisogno di provare questa normalità: infatti, le prime esperienze, in genere sporadiche e realizzate con una partner occasionale, più adulta ed esperta, sono ricercate per verificare le proprie capacità e fugare le paure di “non essere in grado”, di “non sapere come fare”.

Si può affermare, perciò, che la precocità maschile è un’anticipazione dell’esperienza sessuale completa rispetto a quella relazionale e di coppia. Sul piano psicologico i rischi maggiori, in questi casi, sono legati ad un vissuto deludente di un atto che di solito viene idealizzato come un’esperienza eccezionale.

Per le femmine, invece, la scoperta della pubertà è un fatto ben preciso, che si ricorda con chiarezza, di cui si parla con le amiche e con la madre. Da questo momento aumentano per le femmine le pressioni a conformarsi agli stereotipi comportamentali del proprio ruolo. Così le ragazze lamentano un incremento del controllo da parte della famiglia sulla libertà personale, una maggior difficoltà ad ottenere margini di autonomia; nello stesso tempo non vogliono rinunciare all’affermazione di sé in termini di emancipazione e realizzazione personale, ossia in termini ben diversi da quelli che tradizionalmente vengono attribuiti alla donna.

L’inizio dell’attività sessuale sembra svolgere un ruolo più chiaro nel processo di costruzione dell’identità maschile adulta; essa sostanzialmente promuove un’immagine più positiva di sé, mentre l’assenza di rapporti sessuali, in particolare nei soggetti più grandi, è connessa all’insicurezza e al senso di alienazione. La vita sessuale appare come una componente chiara e necessaria della condizione maschile adulta, a cui molti ragazzi aspirano; ne consegue una certa impazienza ad iniziare l’attività sessuale precocemente, anche in assenza di un legame affettivo, nel timore di non apparire “grandi” agli occhi propri e a quelli dei coetanei.

Per le femmine, invece, l’integrazione della sessualità nel processo di costruzione dell’identità si configura come maggiormente problematico, complesso e conflittuale. Infatti, i vissuti psicologici che accompagnano l’attività sessuale delle femmine sono caratterizzati da una profonda ambivalenza: le ragazze che hanno già avuto rapporti sessuali riferiscono una maggiore stima di sé e un maggior senso di efficacia personale rispetto alle coetanee, ma anche maggiori sentimenti depressivi e maggiore stress.

Questo si verifica soprattutto quando le ragazze stabiliscono con il partner una relazione stabile e hanno con lui una vita sessuale regolare. Queste ragazze sembrano interpretare allo stesso tempo un duplice ruolo: quello dell’adolescente che si impegna a sufficienza nello studio e che crede nell’utilità della scuola, e quello della donna adulta che vive affettivamente una relazione e fa dei progetti per il futuro con il partner. Per queste ragazze la duplicità di ruoli risulta troppo gravosa da affrontare, a causa della responsabilità che essa comporta, ed allo stesso tempo anche troppo conflittuale in riferimento sia ai modelli sociali, sia alle proprie future opportunità di sviluppo; da tutto ciò possono derivare sentimenti di depressione e la percezione di stress.

I maschi, invece, non sembrano vivere in modo gravoso e conflittuale il loro duplice ruolo di adolescenti e allo stesso tempo di adulti sessualmente impegnati. Questa mancanza di malessere può essere ricondotta sia ad una minore conflittualità nel vivere la vita sessuale, connessa alla diversa accettazione della sessualità nei due sessi, sia alla minore responsabilità individuale che il maschio si assume nella relazione sul piano della procreazione e delle prospettive future, sia, infine, al modo diverso, più provvisorio ed aperto al cambiamento, con cui essi vivono la relazione affettiva presente.

Come si può notare le differenze tra i due sessi non riguardano tanto l’implicazione nella sessualità, quanto piuttosto i modelli di comportamento, le situazioni e i concomitanti aspetti psico-sociali legati all’attività sessuale.

Maschi e femmine prediligono, infatti, situazioni relazionali diverse sia per l’esordio che per la vita sessuale successiva: meno impegnative dal punto di vista affettivo i primi, più stabili e coinvolgenti le seconde.

Tale dato viene confermato anche dall’indagine IARD del 1998: le ragazze hanno una vita sessuale meno promiscua ed investono maggiormente nel rapporto di coppia sia sul piano emotivo, che su quello della progettualità futura. A proposito dell’età di inizio la stessa indagine rivela che la grande maggioranza (94%) degli adolescenti sessualmente attivi non ha avuto rapporti sessuali prima dei 14 anni d’età: il 40% ha iniziato tra i 14 ed i 15

anni, il 46% tra i 16 ed i 17 anni, l’8% ha iniziato tra i 18 ed i 19 anni. La percentuale di maschi che ha iniziato prima dei 15 anni è leggermente superiore a quella delle femmine.

 

Nuovi comportamenti

Il mettersi insieme di due ragazzi è un momento importante che comporta l’acquisizione di nuovi comportamenti

  1. a)     nei riguardi della propria famiglia: possono esserci problemi di accettazione del partner;

         b) nei riguardi del gruppo dei coetanei: cambia il proprio status e insorge l’esigenza di nuovi equilibri tra il gruppo amicale e la coppia, anche in considerazione del fatto che lui e lei possono non appartenere alla stesso gruppo;

  1. c)      nei riguardi del proprio partner: la nuova situazione dà luogo ad un apprendimento di comportamenti sociali, emotivi e sessuali con l’altro sesso.

    Il bacio, l’esplorazione, l’accarezzamento del corpo dell’altro fornisce informazioni sulle risposte sessuali del partner e proprie. E’ solitamente la ragazza che in genere ha il controllo di questi comportamenti e ne fissa i limiti. i rapporti sessuali hanno un’età d’insorgenza molto variabile: alcune ricerche stimano l’età media del primo rapporto sessuale intorno ai 17 anni.

    Sia per i maschi che per le femmine, per avere rapporti sessuali, è importante avere una relazione seria e duratura, essere maturi, sentirsi pronti, avere voglia di farlo, avere il partner giusto;

    Per le femmine sono importanti amore, affetto, bisogno di intimità mentre per i maschi è necessario essere consapevoli delle conseguenze, saperci fare, essere d’accordo tutti e due. Sulla motivazione dei primi rapporti sessuali l’amore tra i due è stata la risposta preferita dalla femmine mentre per i maschi rivesta maggiore importanza la necessità riacquisire esperienza e successivamente sentirsi più grandi e stare al passo con gli altri.

     

Il Piacere

L’esperienza sessuale è piacevole e gratificante per uomini e donne. E questo fatto è legato alla sopravvivenza della specie. A livello fisiologico gli organi genitali ed altre zone del corpo sono legate ad un centro del piacere nel cervello. Il piacere sessuale deriva da percezioni sensoriali che investono tutto il corpo. Per poter sperimentare il piacere bisogna in un certo senso essere stati educati al piacere cioè non ostacolati o colpevolizzati nel processo di crescita e formazione di questa esperienza.

L’individuo adulto maturo prova piacere nell’esprimere appieno la propria dimensione sessuale: ha fiducia nelle proprie capacità e nella possibilità di dare e ricevere piacere. Per godere dell’esperienza sessuale occorre avere una buona conoscenza di sé e del proprio corpo, occorre saper ascoltare ed accettare le sensazioni fisiche e le emozioni che ne derivano e saper entrare in rapporto di intimità e di contatto fisico con se stessi e con l’altro. Non sempre è possibile se se le esperienze di piacere sono state accompagnate nel corso della propria esistenza da vissuti emotivi negativi. Il provare piacere è in qualche modo legato alla capacità di lasciarsi andare ai desideri, alle sensazioni ed alle emozioni.

 

La prima volta

“Quando è il momento giusto?” E’ una domanda che gli adolescenti pongono frequentemente. E’ importante far arrivare ai ragazzi che ognuno deve trovare dentro di sé la risposta in base ai propri desideri, ai propri valori e principi morali. Come è emerso precedentemente, per i giovani è importante affrontare le prime esperienze sessuali in un clima di fiducia, intimità ed affetto. Se le prime esperienze sessuali vengono sperimentate nel desiderio esclusivo di dimostrare a sé o agli altri di essere adulti o di piacere, rischiano di provocare delusione ed amarezza.

D’altra parte, proprio perché come abbiamo visto, i rapporti di coppia in adolescenza sono difficilmente duraturi, essi hanno spesso un valore di sperimentazione per cui è importante far arrivare al ragazzo l’importanza che ciascuno conosca e rispetti i limiti che vuole porre nella reciproca scoperta e conoscenza. E’ importante che ci sia rispetto di sé e dell’altro, dei propri bisogni e tempi, e che ciascuno trovi il proprio modo di entrare in relazione con il partner. Un giovane dovrebbe avere accurate informazioni e acquisire un atteggiamento positivo e senza sensi di colpa nei confronti del sesso, così da essere libero: libero di provare o libero di astenersi senza sensi di colpa o vergogna o pressioni di sorta.

Quando non si sono mai avuto rapporti sessuali, “la prima volta” è un evento carico di aspettative, paure, curiosità e desideri che spesso si fondano su informazioni non sempre esatte. Ci sono per es. ragazze che pensano che la prima volta non si possa restare incinta. La scelta di avere rapporti sessuali implica anche una scelta anticoncezionale. Spesso il provare dolore da parte della ragazza o la difficoltà di entrambi nel provare piacere rendono la prima esperienza sessuale non così piacevole come era stata fantasticata. Per godere di una buona intesa sessuale ha volte la coppia ha bisogno di crescere, di raggiungere una maggiore intimità.

 

Omosessualità

Possono verificarsi nell’adolescenza attrazioni amorose per una persona dello stesso sesso. Gli adolescenti possono spaventarsi o colpevolizzarsi per questo. In realtà molto spesso questa attrazione non significa un orientamento omosessuale. Alcuni di loro scopriranno in se questa caratteristica e dovranno affrontare il percorso di accettazione, più spesso però si tratta di una esperienza transitoria di tipo narcisistico. Rappresenta cioè una relazione con se stessi più che con un altro, è una relazione con un altro sé, un mezzo per conoscere le proprie sensazioni in una realtà meno estranea e diversa

E’ certamente aumentata la quantità di ragazzi che si pensano omosessuali. Nella maggioranza dei casi si tratta di una grande incertezza nell’identificazione maschile, proprio per la scoperta di dimensioni affettive “femminili” all’interno delle relazioni di amicizia. Questo discorso vale soprattutto per i maschi in quanto per le femmine l’amicizia

comporta un tipo di vicinanza che, senza essere esplicitamente omosessuale, comprende più facilmente livelli di tenerezza, complicità e contatto fisico. Questi aspetti sono aspetti del contatto che possono arricchire una relazione eterosessuale. Per gli adolescenti maschi il contatto fisico può far scattare forme di eccitazione che vengono percepite come minacciose e che vengono erroneamente riferite all’omosessualità. Il fatto di provare affetto, tenerezza, desiderio di contatto fisico verso un amico sono la risposta al dubbio: sono davvero un uomo? Provare emozioni, sentimenti, desideri spesso è la conferma della minaccia temuta e spinge verso la fuga e la negazione oppure verso una scelta talvolta troppo rapida e definitiva. Spesso la risposta che l’adolescente da per uscire dal dubbio trova conferme di tipo sociale e culturale e diventa per molti una strada obbligata, una profezia che si auto-avvera.

 

Come e quando parlare con i figli di sessualità

I miei genitori non mi hanno mai parlato di sesso perché dicevano sempre che ero troppo piccola. E adesso ancora non me ne parlano perché dicono che ormai sono grande e già lo so.Paola, 2 media

L’educazione sessuale è una comunicazione che nasce con i figli e li accompagna lungo la loro crescita. Sulla sessualità si comunica soprattutto attraverso il canale non verbale, attraverso il non detto, attraverso il linguaggio del corpo e attraverso il nostro modo di porci e di atteggiarci come adulti.

Tutti i genitori e gli insegnanti fanno educazione e/o diseducazione sessuale anche senza volerlo o saperlo. Anche senza parlare esplicitamente è impossibile non comunicare qualcosa. I tabù, gli imbarazzi, i silenzi comunicano qualcosa, possono comunicare che la sessualità è un qualcosa di sbagliato, di negativo, di sporco, o più semplicemente un qualcosa di intimo e riservato a tale punto che non si può neanche nominare.

L’educazione sessuale ed affettiva incomincia tra le braccia della mamma nei primi istanti in cui il bambino viene al mondo; con i genitori il bambino impara a conoscere i baci, le carezze, il linguaggio del corpo, l’amore che un giorno userà anche sessualmente.

Un bambino che ha imparato a stare bene, a trarre piacere, sicurezza, protezione tra le braccia di mamma e papà, sarà più facilmente un bambino che starà bene un giorno tra le braccia di una donna o di un uomo.

           Per quanto riguarda la comunicazione verbale i tempi da seguire sono quelli del bambino. Gli adulti devono usare la pista delle domande del bambino, devono lasciarsi guidare da lui, in questo modo difficilmente sbaglieranno strada o andranno troppo veloci. I bambini parlano se sentono di poterlo fare, se sentono che i genitori sono disponibili ad accogliere le loro domande.

Quando invece avvertono che i genitori sono spaventati o imbarazzati di fronte a certe domande, ecco che imparano a tacere e cala su questi argomenti il silenzio ed il tabù.

E’ opportuno ricordare sempre che se un ragazzo non parla è perché c’è un adulto che non lo sa ascoltare. Se un bambino non chiede è perché ha imparato che l’adulto non può rispondere. Altrimenti i bambini domandano, sono curiosi per natura (dopo i due anni i bambini iniziano a rendersi conto delle differenze tra i due sessi, verso i due anni e mezzo le bambine scoprono di avere una vagina, qualcosa di diverso che le differenzia dai maschietti).

L’esplorazione del proprio corpo è una tappa precisa dello sviluppo infantile e prima o poi il bambino viene fuori con qualche domanda precisa a cui bisogna rispondere. Nei primi anni di vita le domande si riferiscono, in genere, al corpo, agli organi sessuali del bambino o dei fratellini e delle sorelline, a come si viene al mondo. Molti genitori sono preoccupati di questo. Però è anche bene sapere che il bambino in fondo, se non è stato precedentemente intimorito e inibito, pone queste domande con la stessa tranquillità con

cui può chiedere perché l’auto si muove o che cosa è che fa sollevare un aeroplano. Perciò il genitore interrogato non deve pensare di rispondere con informazioni tecniche. A un bambino di 4 anni non si debbono spiegare “tecnicamente” le differenze tra l’apparato genitale maschile e quello femminile, così come sarebbe inutile spiegargli punto per punto la differenze fra una turbina e un motore a scoppio: non capirebbe né in un caso né nell’altro. Il più delle volte le risposte devono procedere per gradi, senza anticipare le domande.

Spesso i genitori per uscire dall’imbarazzo.

1)       negano: sono cose che non ti riguardano

2)       rimandano a tempo indeterminato: te lo dirò quando sarai grande

3)       delegano: chiedilo a …

4)       impongono un tabù: ma cosa ti salta in mente?

5)       Suscitano sensi di colpa: non ti vergogni?

6)        Cercano un colpevole: chi ti ha messo in testa queste cose?

 

            I genitori pensano di non avere le competenze per parlare di sessualità, ma, come si parla spesso con estrema disinvoltura di argomenti che si conoscono appena, sarebbe insensato pensare di non poter raccontare, spiegare e trasmettere un qualcosa che fa sicuramente parte della propria esperienza personale.

Parlare di sessualità non significa mettere a nudo la propria intimità, ma parlare in modo garbato di qualcosa che si conosce; se poi mancano le conoscenze per dare qualche risposta, va bene lo stesso. Sovente è più utile insegnare ai figli come si cerca la soluzione di un problema piuttosto che dare loro prontamente la risposta o cadere nell’estremo opposto spiegando loro tutto. Se, infatti, essi si dimostrano soddisfatti della risposta dei genitori, è possibile chiudere il discorso evitando di essere esaustivi a tutti i costi e trasmettendo la nostra disponibilità a riprendere l’argomento in ogni momento. È meglio non anticipare le loro curiosità con una valanga di informazioni inutili.

Fino ai sei anni per il bambino il mondo è animato e le cose hanno sentimenti e volontà, per cui è importante dare informazioni vere, che descrivono la realtà (e non fiori, api, impollinazioni), ma mai informazioni fredde, asettiche.

È importante ricondurre ogni cosa alla sfera dei sentimenti, all’amore anche se espresso nella sua dimensione fisica, corporea e non ridurre il tutto ad anatomia meccanica, uccidendo il mistero e la poesia della vita e dell’amore.

Se ci si rende conto che i i figli non chiedono più, il modo migliore per iniziare il discorso è parlare più spesso di questi argomenti in loro presenza: commentare qualche notizia, raccontare un episodio, esprimere la tenerezza verso il compagno della propria vita.

Il sesso diventa così un argomento di cui si può parlare ed i bambini e i ragazzi si sentono autorizzati ad inserirsi nel discorso, se interessati, o ad aprire loro la conversazione se ne sentono il bisogno. Non è opportuno fare forzature, è invece importante rispettare l’eventuale pudore degli adolescenti al riguardo.

È difficile iniziare un dialogo sulla sessualità a 12, 13 anni se non è stato costruito prima, perché a quell’età i ragazzi oscillano tra una forte curiosità ed interesse e un normale e sanissimo chiudersi su questi argomenti.

La dimensione sessuale è una delle prime componenti dell’autonomia ed i ragazzi possono non voler fare partecipi i genitori delle loro emozioni, l’importante è che sappiano della loro disponibilità al riguardo.

Parlare di sessualità non deve significare parlare della sessualità dei figli né di quella dei genitori in modo diretto: la vita offre molte occasioni per trasmettere pensieri, valori o messaggi che i genitori ritengono importanti.

 

Come comunicare in modo efficace con i nostri bambini riguardo all’area della sessualità

Comunicare in modo efficace significa che tra le due parti in gioco all’interno del processo di comunicazione c’è intesa, sintonia e capacità di ascoltarsi e comprendersi. La comunicazione efficace è la strategia più utile per comunicare con i bambini riguardo ad un tema tanto delicato, emotivamente complesso e pregnante come la sessualità. Per diventare comunicatori efficaci bisogna essere dotati di competenze quali saper ascoltare con pazienza e attenzione (anche i messaggi non verbali), comprendendo il punto di partenza (cioè la posizione in cui si trova) dell’altro e cosa lo preoccupa o cosa realmente gli è utile all’interno di quello specifico processo di comunicazione.

Per comunicare in modo efficace è importante:

  1. la chiarezza
  2. la capacità di rispondere alle domande che il bambino fa, chiedendo feed-back allo stesso bambino e spesso domandandogli di fornire egli stesso una risposta alla domanda che ha appena rivolto all’adulto. Il feedback è importante perché prima di tutto consente all’adulto di capire a che punto sta realmente la conoscenza del bambino e inoltre permette di verificare ciò che il bambino ha compreso e appreso nel corso della conversazione con l’adulto. Chiedere al bambino “Tu cosa ne pensi? Secondo te qual è la risposta appropriata per questa domanda” fornisce l’immediata possibilità di verificare non solo cosa sa lui, ma anche perché sta chiedendo proprio quella cosa in quel momento.
  3. la capacità di ammettere la propria confusione o incapacità di fornire una risposta, se questo è il caso. Se ci si trova nell’incapacità di rispondere, perché realmente non si sa cosa dire, può essere utile ammettere che si è in difficoltà dicendo”Mi fai una domanda davvero complessa. Devo pensarci su, dammi tempo e magari stasera ne riparliamo insieme”.
  4. la condivisione di uno spazio sufficientemente adatto e intimo per parlare insieme di un argomento tanto delicato qual è appunto la sessualità. Una domanda fatta dal bambino nel mezzo della festa di compleanno del nonno potrà essere “sospesa” e gestita più tardi con una risposta di questo tipo: “la domanda che stai facendo, Luigi, è molto importante, ma un po’ fuori luogo in questo momento. Stasera prima di andare a nanna ne riparliamo insieme e ti dirò tutto ciò che vuoi sapere”. Questo approccio permetterà di evitare di dare risposte imbarazzate di fronte a tutti, di tirare il fiato e magari anche di prepararsi.
  5. la capacità di ascoltare. Meno si parla e più si apprende. E’ utile scandagliare bene le domande che i bambini fanno per comprenderne i significati nascosti, le cose “non dette” che si nascondono in una domanda o in una frase del proprio figlio. Prima di cominciare a parlare e a dare una risposta conviene fermarsi e domandarsi cosa lo preoccupa e perché ha voluto farci proprio quella domanda.
  6. è utile riconoscere la natura emotiva dei dubbi e delle paure dei bambini. Oltre a comprendere cosa il bambino sta chiedendo, può essere molto utile anche verificare come lo sta chiedendo. Mostra vergogna o imbarazzo, oppure parla con tranquillità e spontaneità? Si mostra timido e reticente, magari mantenendo una postura corporea tutta chiusa e ripiegata su se stesso, oppure guarda negli occhi, mentre domanda ciò che vuole sapere? Si tratta di piccoli particolari che fanno una grande differenze e aiutano l’adulto, in particolare il genitore, anche a comprendere l’urgenza e l’intensità emotiva con cui il bambino si attende una risposta dagli adulti.

 

Quando i figli crescono  

“Sebbene tutto si prepara nell’infanzia

Tutto si gioca nell’adolescenza”

                                                                                                                                   E. Kestemberg

                                 

E’ nella famiglia in particolare che i giovani apprendono le modalità della vita di coppia, acquisendo le regole relazionali su come vengono espressi l’affetto e l’amore. Il rapporto dei figli adolescenti con i propri genitori è caratterizzato tanto dai desideri di vicinanza che da quelli di allontanamento e la comunicazione intorno alla sessualità viene ad essere inglobata in questo meccanismo ambivalente.

A ciò si aggiunge il fatto che non è certamente facile parlare di sessualità con i propri figli soprattutto quando questi, divenuti adolescenti, si trovano a viverla direttamente. Spesso il silenzio copre l’imbarazzo e la confusione degli adulti sulle faccende del sesso.

Parlare di sessualità in famiglia diventa quindi particolarmente difficile sia per i figli, che si rivolgono di conseguenza ad altre fonti, che per i genitori, i quali spesso tendono a delegare tale funzione a figure esterne, non definite, oppure ad affidare al caso la conoscenza di questi argomenti.          Nei genitori emerge la perplessità nel parlare con i figli adolescenti, la mancanza di sicurezza di sapere gestire l’interazione e la preoccupazione di intromettersi nella sessualità emergente del figlio, di scoprire troppo apertamente la propria sessualità e la preoccupazione di essere poco informati di fronte a ciò che il figlio può già sapere. Inoltre, è diffusa tra i genitori la paura che il parlare di questi temi incoraggi l’attività sessuale dei ragazzi stessi.

Gli adolescenti ricorrono ad una serie di modalità comunicative per parlare di sesso, per interrogarsi, per trovare delle risposte. Spesso inviano dei messaggi nelle bottiglie con l’attesa che vengano letti dagli adulti. E’ il caso dei diari che nascondono in posti visibili ai genitori, pensieri d’amore scritti ai margini dei libri di testo…

Per un genitore è più facile trasmettere informazioni sessuali ai figli quando sono bambini, la situazione si complica quando i figli crescono. I temi che più frequentemente vengono affrontati, come emerge da differenti ricerche, riguardano generalmente le mestruazioni e l’avere un ragazzo mentre il temi come il rapporto sessuale, la masturbazione, il piacere, il controllo delle nascite, la contraccezione, l’aborto e l’omosessualità sono più difficili da affrontare e sembrano i meno discussi. Una mamma confida: “La cosa che più mi mette in imbarazzo di fronte a mia figlia è affrontare con lei il discorso legato al piacere, riesco a parlare con lei dell’atto sessuale, dello sviluppo del corpo, ma scappo di fronte al piacere. É qualcosa che mi mette troppo in difficoltà e allora rinvio l’argomento a quando sarà più grande. Mi rendo conto però che così facendo mi perdo una grossa fetta della vita emotiva di mia figlia e non le consento di esprimermi le sue paure e i suoi desideri”.

E’ appurato che le madri sono particolarmente attive e pronte a parlare soprattutto nel periodo pre-adolescenziale alle proprie figlie: gli scambi di informazioni e comunicativi avvengano di solito attorno ai 9-12 anni, motivati fondamentalmente dall’urgenza di trattare almeno il fatto “mestruazioni”, che è oggetto di conversazione in quanto ritenuto un problema pratico di igiene personale privo di connotazioni sessuali.

A livello di confidenze è solitamente la madre a ricevere soprattutto quelle delle figlie, relative alle simpatie ed agli innamoramenti. Questa confidenza con il crescere dell’età della figlia e con il sorgere dei primi legami di coppia fissa è destinata a subire una battuta d’arresto. Le figlie cominciano a vivere come intrusivi i tentativi delle madri di sapere qualcosa di più sulla propria figlia e questo rifiuto di dialogo viene vissuto spesso dalle madri in modo drammatico come fallimento del ruolo genitoriale. I padri vedono interrompersi lo scambio comunicativo con i figli e con il crescere dell’età aumenta l’imbarazzo ad affrontare talune tematiche. Con i figli maschi i padri tendenzialmente non parlano di affettività e sentimenti . L’unica modalità utilizzata è una forma di complicità fatta di ammiccamenti e sottintesi. Verso il figlio maschio c’è anche un minor bisogno di controllo, evidenziando quanto la discriminazione del genere sia importante nella definizione dei rapporti interpersonali all’interno della famiglia.

 

Perché è importante parlare della sessualità

“Non solo le cose brutte si fanno di nascosto ma anche le più meravigliose”

                                 Lou Salomé

 

Ecco una prima e semplice ragione per cui accompagnare i bambini e i ragazzi lungo il tema della sessualità, per cui parlarne con loro: per non negare la corporeità, poiché parlare della sessualità è parlare del corpo, di come è fatto, di come cambia e si trasforma.

Parlare dell’affettività e della sessualità è parlare dell’incontro, è parlare delle relazioni, è parlare della traduzione in comportamenti e in azioni di emozioni, sentimenti e stati d’animo.

Parlare dell’affettività e della sessualità è parlare dell’essere maschi e dell’essere femmine, dei ruoli e delle funzioni, delle somiglianze e delle differenze tra i generi.

Parlare dell’affettività e della sessualità è parlare della dimensione ludica dello scambio e della vita, è parlare della tensione allo star bene e al piacere.

Parlare di sessualità è parlare dei modi di volersi bene, è tracciare e costruire la differenza tra quelli che riteniamo adeguati e costruttivi e quelli che non lo sono. Ancora … è spiegare le cose e le parole strane, brutte e difficili che i bambini e i ragazzi portano in casa perché ascoltate e raccolte fuori, convinti che chiuderle fuori della porta dell’aula o di casa, che rimandarle alla spiegazione di qualcun altro non equivale a proteggerli e conservare intatta l’aura infantile.

Dunque dialogare con loro dei temi dell’affettività e della sessualità è un altro modo per accompagnarli lungo la complessità del sapere, è fare della conoscenza uno strumento perché si avviino verso l’essere adulti con maggiori possibilità per scegliere e salvaguardarsi.

 

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