07/02/2015

La qualità della vita in un territorio

La qualità della vita in un territorio

Intervista a Patrizia Molinari di Laura Bernardi Locatelli,

04/02/2014 Pubblicata su RealPost        

 

Qual è il ruolo delle Istituzioni nel favorire il benessere della collettività?

“Le istituzioni hanno un ruolo importante e devono favorire la partecipazione attiva dei cittadini, l’integrazione sociale e lo sviluppo di comunità per migliorare la qualità della vita. Il concetto di benessere un tempo coincideva con l’idea di salute, oggi è la ricerca e il mantenimento di un equilibrio globale tra le funzioni somatiche, psichiche, relazionali e sociali dell’individuo. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha incluso il benessere psicologico nel concetto di salute: gli individui devono avere la possibilità di sentirsi a proprio agio nelle circostanze in cui si trovano a vivere. Secondo la definizione dell’OMS, infatti, il benessere psicologico è quello stato nel quale l'individuo è in grado di sfruttare le sue capacità cognitive ed emozionali per rispondere alle esigenze della vita di ogni giorno, stabilire relazioni  soddisfacenti e mature con gli altri, adattandosi costruttivamente alle condizioni esterne ed ai conflitti interni”.

 

Quanto influiscono l’ambiente, il quartiere e il luogo in cui si vive sul benessere psicofisico e sulla realizzazione personale?

“La psicologia sta prendendo sempre più in considerazione l’importanza del rapporto tra il soggetto e l’ambiente, in un’ottica ecologica. La qualità della vita e quindi il benessere o malessere di un individuo sono visti come il risultato delle relazioni che egli è in grado di creare con le strutture sociali, gli ambienti fisici e più in generale con la propria cultura, che costituiscono e danno significato alla sua vita. Si parla sostanzialmente di un senso di comunità, un sentimento di appartenenza intesa come la condivisione di legami con altri, la percezione di essere un membro vitale per la comunità, l’integrazione, la soddisfazione dei bisogni e la  condivisione emotiva. Il benessere psicologico non può prescindere da un benessere sociale.

Quali sono le condizioni “ambientali” indispensabili per mantenere un’elevata qualità della vita ?

“Sono molteplici e hanno a che fare sia con la sfera psicologica sia con quella che riguarda l’interazione tra la persona e il suo contesto. Credo sia importante la percezione da parte di una persona di avere una gerarchia di scopi, un orientamento valoriale, la sensazione di far progressi nel raggiungimento dei propri obiettivi che forniscono significato all'esistenza. La capacità di creare e mantenere relazioni significative incrementano il senso di sicurezza e rispondono al bisogno di contatti sociali ed approvazione. Ricoprire ruoli sociali all’interno del proprio contesto e avere un posto di lavoro che valorizzi le capacità personali, che  permetta di fare progetti ed avere programmi per il futuro sono altri fattori fondamentali”.

La crisi, che ha portato molte persone a perdere il lavoro, favorisce l’insorgere di patologie psicologiche?

“La crisi economica peggiora inevitabilmente la qualità della vita. La perdita del lavoro non tocca solo la condizione economica ma la persona in quanto tale, creando problemi di autostima e di instabilità emotiva. Non avere un lavoro significa infatti non aver più un ruolo sociale, non essere in grado di sostenere se stessi e la propria famiglia. Se poi la ricerca di un  nuovo lavoro e i tentativi di trovarlo sono sistematicamente frustrati, è probabile che si insinui l’idea di essere incapaci di adattarsi alle nuove situazioni e a colpevolizzarsi, fino a comportare rabbia, frustrazione, umore instabile, ritiro sociale, percezione di mancanza di controllo su di sé, sulla propria vita e sul proprio futuro. Queste condizioni psicologiche possono portare a disturbi come ansia, attacchi di panico, depressione. disturbi psicosomatici, relazionali e della sfera sessuale, varie forme di dipendenza patologica (alcool e fumo, sostanze stupefacenti, gioco d’azzardo patologico, internet, eccetera…)”.

Il luogo in cui si vive quanto è importante? 

“La presenza di spazi verdi nel proprio contesto abitativo, ad esempio, è fondamentale. Fare due passi nel verde del proprio quartiere determina, molto più di quanto immaginiamo, il nostro umore e la qualità della nostra vita. A lungo andare ciò porta a rinsaldare l’attaccamento al luogo in cui si vive, i legami affettivi che le persone sviluppano con i luoghi dove vivono, dove abitano più a lungo, dalla casa, al quartiere, fino ad arrivare alla città. Sono numerose le ricerche che dimostrano come le condizioni ambientali esercitino un’influenza importante sul benessere e sul comportamento degli individui”.

Le istituzioni possono contribuire ad aumentare la qualità della vita?

“Penso che le istituzioni possano contribuire alla qualità della vita favorendo  e promuovendo  la partecipazione attiva dei cittadini, l’integrazione sociale e lo sviluppo di comunità. Riguardo alle fasce deboli della popolazione, penso che le istituzioni debbano prevedere interventi di sostegno e di proposta di nuove opportunità, valorizzando la partecipazione delle stesse nel migliorare la situazione. Sembra infatti che l’attivazione delle risorse, il sentirsi protagonisti della propria vita abbiano sulle persone un vero e proprio potere che influisce sul loro sentimento di benessere e che ha a che fare con variabili quali la motivazione, la sicurezza in sé, l’energia psichica, il senso di auto-efficacia e di responsabilità”.

Quali sono le patologie e le sensazioni di malessere legate ad un rapporto conflittuale con l’ambiente in cui si vive? “Si pensi allo stile di vita frenetico caratterizzato dal sentirsi costretti a fare tutto di corsa, come se si fosse sempre in ritardo, oppure quando in ambito lavorativo le richieste superano la capacità del lavoratore di affrontarle o controllarle (si parla di stress lavoro-correlato). Queste, come tante altre  sensazioni di squilibrio, possono generare nella persona sentimenti di vulnerabilità, insicurezza, senso di inefficienza; oppure irritabilità, insofferenza verso gli altri e verso le situazioni della vita; ed ancora, fastidio nelle relazioni con gli altri con la preoccupazione di essere da loro giudicati, confusione, mancanza di efficacia nelle azioni e nei pensieri. Il disagio psicologico si manifesta spesso con il disinteresse per attività prima piacevoli, uno stato di maggiore affaticamento, difficoltà ad affrontare la quotidianità,  chiusura in sé stessi, disturbi del sonno, riduzione dell'attività sessuale, dell'appetito, interrogativi sul significato della vita, una maggiore passività. Le situazioni di malessere possono portare alla manifestazione di disturbi psicologici come ansia, depressione, disturbi psicosomatici oltre che a vere problematiche fisiche”.

Cambiare ambiente può influire positivamente sul benessere psico-fisico o i problemi e il malessere ce li si porta comunque dietro assieme alle valigie? “Non credo che cambiare ambiente possa essere sufficiente  per il raggiungimento di un benessere psico-fisico. Credo che più che cambiare ambiente sia importante che ciascuno sviluppi una capacità di ascolto di se stesso, delle proprie emozioni, esigenze e valori. Non credo che sia un caso che ultimamente si siano molto diffuse pratiche tra cui la Meditazione (Mindfulness) che sono utili per raggiungere e consolidare un soddisfacente livello personale di benessere ed adottare uno stile di vita che abbia effetti positivi non solo su se stessi ma anche sulle persone vicine e sull’ambiente. Queste pratiche favoriscono una consapevolezza dell’”essere nel presente”, che è considerata la condizione fondamentale per poter sperimentare situazioni più ricche, positive e naturali nell’esperienza personale Solo sviluppando questa consapevolezza ed imparando a calibrare la propria vita in sintonia con noi stessi e con l’ambiente, possiamo procedere sulla via del Ben Essere inteso come “stare bene”. Ovunque noi siamo, qui od altrove”.  

 

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